Per il rapporto JRC, i consumatori vogliono una etichetta che interpreti la tabella nutrizionale
La Commissione europea ha pubblicato, insieme all’attesa strategia “Farm to Fork” (dal campo alla tavola), un rapporto del Joint Research Centre sulle etichette a semaforo e, da una lettura del testo, le probabilità dell’etichetta francese di diventare il sistema in uso in tutta Europa appaiono piuttosto buone.
Nel documento, che fornirà la base scientifica per un futuro rapporto della Commissione europea sulle etichette a semaforo, è stata analizzata tutta la letteratura ad oggi disponibile sull’argomento, prendendo in considerazione sei sistemi sviluppati da enti pubblici europei, tra cui i più noti sono il Nutri-Score e le etichette a semaforo britanniche. Tra le altre, figura anche il sistema italiano ‘a batteria’ anche se non è ancora entrato in uso.
È però subito da dire per i sostenitori della batteria, che le conclusioni del Jrc sono tutt’altro che favorevoli: secondo il rapporto la batteria ripete semplicemente i numeri della tabella nutrizionale ed è monocromatica, mentre tutte le indagini concordano che i consumatori tendono a preferire le etichette di tipo interpretativo (o valutativo) con codice colore. Sistemi che danno un’interpretazione dei dati nutrizionali e lo fanno utilizzando una scala di colori, come appunto fanno le etichette a semaforo britanniche e il Nutri-Score.
Le etichette che vengono comprese meglio dai consumatori, stando alle prove fatte, sono quelle semplici e colorate, le più efficaci soprattutto nelle fasce di popolazione a più basso livello di scolarizzazione o di origine straniera.
Diversi studi hanno evidenziato anche che le etichette a semaforo possono aiutare a migliorare le scelte alimentari della popolazione, soprattutto se unite a campagne di educazione alimentare, ed esperimenti condotti in situazioni reali, come ad esempio al supermercato, lo hanno confermato. Le conclusioni del rapporto, poi, sembrano supportare anche l’introduzione di un’etichetta unificata e obbligatoria: la presenza di più etichette sul mercato, infatti, può confondere i consumatori, mentre l’assenza di un’etichetta può indurre inconsciamente il consumatore a percepirli come “peggiori” rispetto ad alimenti senza alcun logo.