Sono ancora i francesi i primi a studiare come informare sull’impronta ambientale degli alimenti
Convinti dell’efficacia della loro etichetta nutrizionale NutriScore, i francesi ora hanno deciso di lanciare anche una loro EcoStore, l’etichetta che ci dirà quale sia l’impatto ambientale del cibo che stiamo per acquistare.
L’obiettivo dichiarato è quello di indirizzare e sensibilizzare i consumatori verso acquisti rispettosi dell’ambiente e, di converso, di spingere i produttori a rendere l’ecosostenibilità un parametro utile alla qualificazione dei propri prodotti. Come il Nutri-score, l’Eco-score presenta un punteggio da A per i prodotti che abbiano l’impronta ambientale più bassa, fino alla E che indica quelli con il più alto impatto.
A rendere di ancor più facile lettura sono i colori: i prodotti migliori, con punteggio da 80 a 100 si meritano una A e l’immagine di una fogliolina verde; quelli con punteggio da 60 a 80 sono invece contrassegnati da una B e un verde più chiaro; quelli da 40 a 60 sono contrassegnati da una C e la relativa fogliolina è gialla; l’arancione corrisponde ad una D, con valori da 20 a 40; infine infine il rosso, con una E, per i cibi che abbiano ottenuto un punteggio inferiore a 20.
L’Eco-score è un’iniziativa privata, che non ha quindi il vaglio scientifico-istituzionale del NutriScore, ma comunque si aggancia al database Agribalyse dell’Agenzia per l’ambiente e la gestione dell’energia (Ademe), al quale viene aggiunta valutazione sulla riciclabilità degli imballaggi e delle etichette, oltre che empirica valutazione sul Paese di origine e sulla stagionalità.
Al pari del NutriScore, anche questo sistema ha già sollevato qualche critica sempre lungo il filone dei prodotti industriali che potrebbero essere favoriti rispetto alle produzioni tradizionali: i cicli più brevi delle produzioni intensive o in serra potrebbero risultare meno inquinanti di quelle in campo aperto.