Una grande metanalisi condotta da uno dei centri di ricerca sull’alimentazione umana più importanti del mondo, quello della Tufts University di Boston guidato da Darius Mozaffarian, dimostrerebbe che per alcune categorie di nutrienti, le indicazioni nutrizionali stampate sulle etichette aiutano chi mangia a scegliere meglio e a consumare meno calorie. Ed anche le aziende produttrici sono da questi comportamenti spinte a modificare, spontaneamente e parzialmente la composizione degli alimenti pronti.
Le informazioni in etichetta sono sempre associate a una diminuzione media per quanto riguarda le calorie assunte del 6,6%, del 10,6% per i grassi totali e meno del 13% per quanto riguarda la decisione di mangiare alimenti poco salutari. Inoltre, le etichette sono responsabili di un aumento del consumo di frutta e verdura del 13,5%. L’effetto sembra invece meno chiaro quando si verificano altre classi di nutrienti quali i carboidrati, le proteine totali, i grassi saturi, la frutta, i cereali integrali.
Le aziende, attente ai segnali dei consumatori, sono pronte ad intervenire sugli ingredienti aggiunti
«Per quanto riguarda le aziende – sottolinea Darius Mozaffarian – è interessante notare che i due ingredienti che subiscono modifiche più evidenti sono il sale e i grassi totali, ovvero due elementi aggiunti. Ciò suggerisce che probabilmente esse sono molto più disposte a intervenire su ciò che aggiungono rispetto ad altri parametri intrinseci del cibo come le calorie, e che quindi bisognerebbe puntare su questo tipo di intervento. Sarà ora interessante vedere se gli zuccheri aggiunti, da poco indicati obbligatoriamente nelle etichette (negli Stati Uniti), subiranno una diminuzione o meno nelle formulazioni industriali».
Gli effetti, secondo i ricercatori, sono sensibili a prescindere dalla posizione delle scritte, dalla formulazione (semafori, stelle, tabelle e così via), dal tipo di prodotto, dall’obbligatorietà o volontarietà dell’illustrazione.