Analisi dell’Osservatorio Immagino: chi acquista è sempre più attento e chiede più informazioni .
Promettere sostenibilità non basta: i consumatori chiedono che, sulle etichette dei prodotti di largo consumo, sia praticata concretamente, ad esempio dando informazioni sulla riciclabilità. Lo testimonia l’analisi fatta dall’Osservatorio Immagino su 24 claim nelle etichette alimentari presenti sugli scaffali di supermercati e ipermercati.
Uno studio è periodicamente realizzato sulla base di oltre 26mila prodotti, quasi il 22% del totale, che nel 2020 avevano realizzato oltre 10 miliardi di giro d’affari, in crescita del +7,6% rispetto ai 12 mesi precedenti. La principale certificazione che offre garanzie sulle materie prime e sui processi produttivi è, per giro d’affari, la Fsc (Forest Stewardship Council) che compare su 120.411 prodotti censiti nell’ultima edizione dell’Osservatorio Immagino. Questi hanno messo a segno una crescita del +10,1% delle vendite su base annua, trainati da latte Uht, pasta fresca ripiena, i rotoloni di carta, la carta igienica e il pesce naturale surgelato.
«La percezione della sostenibilità in Italia sta cambiando – osserva Marco Cuppuni, direttore ricerche e comunicazione Gs1 Italy – e le aziende hanno bisogno di strumenti e di un approccio scientifico per misurare la sostenibilità a tutti i livelli del proprio business».
Ma per i consumatori, al momento degli acquisti alimentari, entrano in gioco anche latri fattori essenziali. Stando a una stima dell’Osservatorio Immagino, gli italiani hanno speso nel 2020 oltre tre miliardi di euro, solo per alimenti “cremosi” o “croccanti”, morbidi fino a dirsi “vellutati”.
Complessivamente, in supermercati e ipermercati, sono 6.492 i prodotti che hanno almeno uno tra gli undici claim che fanno riferimento alla consistenza del prodotto: croccante, cremoso, morbido, soffice, tenero, sottile, ruvido, ripieno, vellutato, farcito, fragrante.
La voce “croccante” è la più rilevante sia per numero dei prodotti, 1,9% sugli scaffali, sia per giro d’affari, pari al 3,1%. Sopratutto è quella che ha messo a segno l’amento maggiore con il +18.3% delle vendite rispetto all’anno precedente.