I ragazzi 15-25 anni chiedono più informazione sull’alimentazione e contro lo spreco alimentare .
“Dalla produzione al consumo, la sfida dell’agroalimentare di qualità verso la transizione ecologica”: questo il titolo della serie di incontri, organizzati da Fondazione Qualivita e Origin Italia, nel corso dei quali sono stati presentati i risultati dell’indagine condotta da Astra Ricerche su commissione di McDonald’s per comprendere quale sia il vero rapporto della Generazione Z con la sostenibilità alimentare e la loro visione della transizione ecologica nella filiera agroalimentare.
Ne è emerso che per i giovani nella fascia di età 15-25 anni l’orgoglio per le eccellenze italiane, l’attenzione alla sostenibilità ambientale e la lotta allo spreco sono gli elementi chiave della filiera agroalimentare di domani.
Proprio lo spreco da parte del consumatore è al primo posto per l’impatto negativo della filiera (51%), seguito dal trasporto (47%), dalla lavorazione e trasformazione industriale (44%) e dal packaging (40%).
I giovani della Generazione Z conoscono il concetto di transizione ecologica della filiera alimentare più del campione generale (il 60% rispetto al 42.2%), sono più attenti ai temi attinenti all’alimentazione (il 45% contro il 34,4% delle altre classi d’età), visitano sagre, eventi e fiere a tema, sia nella propria regione (33%) sia in altre (21%).
Transizione ecologica è anche valorizzazione del cibo e delle eccellenze locali. Il 51% degli intervistati ritiene che le differenti tradizioni alimentari delle regioni siano uno dei massimi punti di forza del nostro agroalimentare. Per il 58% il cibo locale appartiene a una regione o al gruppo di regioni limitrofe.
Non stupisce quindi che il 91% degli intervistati conosca le certificazioni DOP e IGP e che il 66% ritenga il marchio Made in Italy sinonimo di garanzia. Ultimo anello della filiera agroalimentare è la ristorazione che i giovani italiani considerano un’eccellenza apprezzata nel mondo (70%), parte fondamentale dell’economia (66%), in grado di dare lavoro a moltissimi italiani (66%).