Telefonini da 5€ venivano venduti a 35: bastava etichettarli e confezionarli come fossero Huawei
Forse in Cina solo pochissimi conoscono la “Divina Commedia” e quindi non sanno cosa sia il ‘contrappasso’. Ma ora lo hanno sperimentato sulla loro pelle: da decenni si dice, a ragion veduta, che la contraffazione produce nel Celeste Impero ogni giorno milionate di prodotti che riproducono illegalmente i più celebrati marchi europei.
E se le copie clandestine fossero di prodotti cinesi a tutti gli effetti? È quanto accaduto a Huawei, la prima azienda della Cina per numero di smartphone venduti e la seconda a livello mondiale. Non bastassero i problemi che l’amministrazione Trump ha creato alla casa del Loto per tutelare i prodotti statunitensi e proteggerli grazie ad una serie di sanzioni, ora ci si mette anche la contraffazione che in patria ha fatto passare dei telefoni di scarsissima qualità per dispositivi del colosso cinese. E ne ha venduti a migliaia.
La vicenda si è consumata nella provincia dello Jiangxi, nella città di Pingxiang, dove i poliziotti hanno arrestato tre truffatori che avevano acquistato un grosso lotto di cellulari piuttosto datati e molto economici, a marchio WAJIT, che costavano l’uno l’equivalente di 5 €, facendoli diventare proprio dei Huawei.
La banda aveva una piccola fabbrica, con oltre 1300 cellulari, dove c’erano macchine per l’imballaggio, scatole contraffatte, caricabatterie, cover, display ed etichette per batterie. In più, sono stati sequestrati tre notebook ed un computer desktop che servivano per il flashing delle ROM di questi telefoni. Dopo fatto tutto, questi malviventi li rimettevano in vendita ad un prezzo triplicato, dai 170 ai 270 yuan, circa dai 21 ai 34 €. Prima che riuscissero a fermarli, i tre arrestati erano riusciti a vendere la bellezza di oltre 7.000 esemplari di questi prodotti contraffatti a marchio Huawei, con un fatturato vicino ai 2 milioni di yuan e profitti illegali di oltre 600.000 yuan.