I dati Istat relativi al commercio al dettaglio nel mese di settembre evidenziano il calo delle vendite in tutte le categorie alimentari e non con la sola eccezione di un debole aumento delle vendite di cibo low cost nei discount alimentari con un incremento dell’1,4% nei primi nove mesi dell’anno e dello 0,8% a settembre, rispetto allo scorso anno. La crescita del consumo di cibi low cost va a discapito dei piccoli negozi, dove le vendite segnano un calo del 3,2%, con il 47% degli italiani che dice addio al negozio di fiducia ed il 62% dei consumatori che va a caccia di offerte. Da gennaio 2012 a settembre 2013 le piccole attività hanno per questo andamento subito una diminuzione delle vendite del 6,3%.
Siamo di fronte agli effetti della crisi che porta la metà degli italiani a dire addio al negozio di fiducia e li spinge a recarsi in diversi esercizi commerciali per acquistare il prodotto di cui ha bisogno, lì dove costa meno, magari aiutati da internet e volantini sui quali è guerra nel pubblicizzare offerte speciali e sconti. Secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, il 71% dei consumatori dichiara di confrontare con più attenzione rispetto al passato i prezzi: il 62% va a caccia delle offerte speciali 3 per 2 e degli sconti, e il 42% cerca sempre e comunque i prodotti che costano meno.
La spesa degli italiani: calano le vendite nei piccoli negozi
Mai come nel passato fare la spesa è diventata una sfida alla ricerca della maggiore convenienza che richiede fatica e tempo, portando gli italiani a fare la spola tra diversi negozi per risparmiare. Le difficoltà economiche hanno costretto molti italiani a tagliare la spesa alimentare e a preferire l’acquisto di alimenti più economici prodotti spesso a prezzi troppo bassi per essere sinceri. Quasi un italiano su cinque (18%) è stato vittima di frodi alimentari nel 2013 con l’acquisto di cibi fasulli, avariati e alterati, secondo l’Indagine Coldiretti/Ixè. In merito al calo dei consumi alimentari Confesercenti commenta: «L’andamento negativo delle vendite a settembre, segnalato dall’Istat, è un dato atteso ma allarmante: la crisi dei consumi prosegue, segno distintivo di una recessione che ha bruciato ricchezza e lavoro e portato all’impoverimento di (quasi) tutti gli italiani. Una situazione che colpisce soprattutto le Pmi del commercio: secondo i calcoli dell’Ufficio economico Confesercenti, da gennaio 2012 a settembre 2013, infatti, le piccole superfici hanno subito un calo di vendite del 6,3%, esattamente il triplo della diminuzione registrata dalle grandi (-2,1%)».
La spesa degli italiani: la deregulation ha aiutato le strutture più grandi
«La progressiva riduzione di quote di mercato dei piccoli – continua il commento Confesercenti – è dovuta certamente alla crisi dei consumi, ma anche alla totale deregulation di orari e giorni di apertura degli esercizi commerciali introdotta con il decreto “Salva-Italia” dal governo Monti proprio nel 2012. Il proseguimento della crisi dei consumi rischia di gelare anche le vendite di Natale: è urgente una terapia “fiscale”, con un alleggerimento del peso dell’Erario sulle tredicesime ed un freno alla continua crescita delle imposte e delle tariffe locali. Per il commercio tradizionale, inoltre, sarebbe esiziale un ulteriore e sciagurato aumento dei costi, che potrebbe provenire sia dal ventilato aumento delle accise, che incrementerebbe gli oneri sostenuti da tutta la filiera, sia dall’emendamento alla legge di stabilità che vorrebbe introdurre la liberalizzazione delle locazioni immobiliari dal canone annuo superiore ai 40mila euro. Una nuova, non necessaria deregulation che rischia di provocare altre chiusure di attività commerciali, così come la ventilata ipotesi di un ulteriore aumento degli acconti fiscali sulle imprese».