Un parassita che ha colpito i pini domestici italiani e di altre aree del Mediterraneo e le bizzarrie del clima hanno provocato il tracollo della produzione mondiale di pinoli che si è dimezzata in una stagione: 18 mila 405 tonnellate nel 2014 rispetto alle 34 mila 445 dell’anno precedente. Mentre la domanda, tra pesto e dolciumi, resta elevata: l’Italia da sola ne consuma oltre mille tonnellate.
Le vendite nel 2014 si sono attestate sui 48 milioni di euro solo nelle catene della grande distribuzione, senza cioè contare i piccoli negozi. L’equazione è semplice: meno pinoli, domanda costante uguale prezzi alle stelle. Nei supermercati, le qualità migliori arrivano a costare fino a 80/100 euro al chilo. Questo ha creato un mercato nero che è alimentato dalla criminalità organizzata: recentemente a Vado Ligure un commando di otto persone è penetrato nello stabilimento della Noberasco, il principale grossista italiano di pinoli e se ne sono andati con 7 tonnellate di pinoli, per un valore commerciale circa 400 mila euro. E i grandi commercianti si organizzano: il produttore non comunica al grossista tempi e modalità delle consegne per evitare pericolose fughe di notizie, i carichi sono più piccoli per limitare i danni eventuali. E alcuni supermercati particolarmente colpiti dai furti inseriranno nelle bustine di pinoli i dispositivi antitaccheggio, come il caviale o i tartufi.