Lo studio “Smart Testing of Energy Products (STEP)”, condotto a livello europeo da un gruppo di Ong (CLASP, ECOS, EEB e Topten), ha testato 20 elettrodomestici tra TV, frigoriferi/freezer e lavastoviglie in laboratori indipendenti certificati. L’obiettivo era verificare l’attendibilità delle future etichette energetiche che sono state appena approvate dall’Ue e che entreranno in vigore dal 2019. Il risultato è stato impietoso: la procedura standard dell’EHTS (European Harmonised Test Standards) dà dei risultati che sono lontani da quelli effettivi di utilizzo degli apparecchi. Esattamente come accadeva con i controlli delle emissioni inquinanti delle automobili.
Alcuni esempi eclatanti: le lavastoviglie, nei test ufficiali, vengono messe in funzione esclusivamente con la modalità di maggiore efficienza energetica e quasi mai con altri programmi di lavaggio, ma i consumi delle lavastoviglie che non lavorano in “Eco mode” possono essere più alti del 73% di quelli dichiarati in etichetta.
È previsto il continuo aggiornamento delle informazioni, ma non quello dei controlli
Gli apparecchi TV vengono testati durante la riproduzione di un video clip del 2007, ma i consumi energetici nei televisori testati con un video clip in Ultra-Alta Definizione (UHD) fanno registrare un aumento dei consumi di un terzo. E l’attuale test non è in grado di misurare l’HDR (High Dynamic Range), la tecnologia che sarà la più diffusa quando entreranno in vigore le nuove etichette energetiche. Per i frigoriferi le prove che assegnano l’etichetta vengono effettuate senza aprire mai la portiera e senza alimenti freschi all’interno, cioè nelle condizioni assolutamente più favorevoli per dichiarare bassi consumi.
Il provvedimento europeo prevede che, se nel corso della vita dell’elettrodomestico ci fossero dei cambiamenti, questi dovranno essere comunicati al consumatore: ma l’ombra del ‘dieselgate’ riemerge visto che le aziende produttrici posso contare su condizioni di test ben preventivabili e ‘controllabili’.