Tra criteri scientifici e app, la scelta di una birra non è facile: puntare sul Made in Veneto?
Sono due le applicazioni più famose ed usate al mondo che possono oggi permetterci di avere una informazione qualitativa sulle birre prodotte al mondo e consigliarci quella più affine ai nostri gusti: Beeradvocate e Ratebeer. Entrambe sono basate sui voti e le schede di valutazione dei bevitori di tutto il mondo ed è necessario ‘fare la tara’ delle mode del momento: ad esempio tra le top 10 al mondo secondo la platea di Ratebeer figurano 7 imperial stout, e 9 su 10 portano il peso di oltre 10% in alcool.
A queste due fonti, si è ora aggiunta Whatabeer, ideata da Andrea Turco, fondatore anche del blogzine “Cronache di birra”. Il nuovo strumento si propone con l’obiettivo di “promuovere la cultura birraria con un’impostazione tendenzialmente ludica al fine di valorizzare l’intera, meravigliosa gamma mondiale di scuole di produzione e stili” e non solo le più quotate birre del momento.
L’app Made in Italy si basa su di una squadra di redazione che opera nell’individuazione delle categorie poste al giudizio dei votanti. All’interno di questi gruppi due etichette sono messe a confronto e il risultato continua di duello in duello formando gradualmente una classifica generale di gradimento.
Il giudizio
dei tecnici
Al di là dei meccanismi social e delle app sui portatili, i tecnici del settore sostengono che esistono criteri universali e generalmente codificati per identificare la bontà di una birra: la sua bevibilità, l’armonia nella combinazione dei suoi elementi e nella ricerca di un bilanciamento tra le vertigini di amaro, alcool e malti, la costanza nei livelli qualitativi.
Nella varietà dei prodotti, artigianali e non, che sempre più sono reperibili sul mercato, gli esperti includo fattori di valutazione della birra anche la sua capacità evocativa, il legame con il territorio, la tradizione e lo stile di riferimento, il bagaglio culturale o la spinta innovativa.
È in questa direzione che la Regione Veneto ha deciso di attivare il mondo della ricerca per la produzione di un luppolo che sia effettivamente espressione della territorialità locale.