È necessario estendere l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza “Made in” anche per i prodotti alimentari dove sono più rilevanti i rischi di frodi e inganni. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare le nuove misure per aumentare la sicurezza dei prodotti non Alimentari adottate dalla Commissione Europea che introducono l’obbligo dell’indicazione di origine sia per i paesi Ue sia per quelli extraeuropei. Oggi al contrario, prodotti di larghissimo consumo come il pane e la pasta, le carni di maiale – coniglio – cavallo – agnello, il latte a lunga conservazione e i formaggi, la frutta e la verdura trasformata compresi i derivati del pomodoro (esclusa la passata) non hanno l’obbligo di dichiarare la loro provenienza.
Invece le emergenze alimentari dovute alle sofisticazioni – sottolinea la Coldiretti – sono costate solo in Italia almeno 5 miliardi negli ultimi dieci anni, dalla mucca pazza all’aviaria, dal latte cinese alla melamina al grano canadese contaminato dall’ocratossina fino alla carne di maiale irlandese alla diossina che è stata trovata nei mangimi e negli allevamenti in Germania. Eppure si procede con estrema lentezza anche per effetto della pressione delle lobby: basti pensare che il Regolamento (Ue) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori approvato nel novembre 2011, dopo 46 mesi di discussione, entrerà in vigore solo il 13 dicembre 2014.
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