L’etichetta a semaforo non è una semplificazione, anzi complica la vita dei consumatori: ne è convinto Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, che sottolinea l’esigenza che le etichette dei prodotti alimentari diamo informazioni semplice e chiare per una corretta educazione al cibo sano. Anche il “Nutriscore” a cinque colori, diventato facoltativo in Francia su indicazione del Ministero della salute, non risolve le contraddizioni di quello a tre colori in uso in Gran Bretagna. Spiega Giansanti: «Non indicare le porzioni medie degli alimenti, ma esclusivamente il contenuto per 100 grammi, come sottolineano gli esperti, confonde i consumatori. Chi mangerebbe 100 grammi di olio extravergine d’oliva? E chi si limiterebbe a bere solo mezzo bicchiere di una bibita gassata?».
Ad essere penalizzata è quella dieta mediterranea che è patrimonio dell’Umanità
Giansanti sottolinea i tanti riconoscimenti di salubrità che si è sempre meritata la dieta mediterranea fondata su di un giusto equilibrio tra ortofrutta, carne, latte, olio extravergine, vino e formaggi. «Il buon senso – sottolinea il presidente di Confagricoltura – ci ricorda che la sana e corretta alimentazione poggia proprio su questo equilibrio legato ai nostri capolavori dell’agricoltura tipici e tradizionali che tanto successo hanno sulle tavole universali. Questi semafori rischiano di mettere in gioco anche l’export dell’agroalimentare, che invece nel 2016 ha registrato un aumento del +4% sul 2015: dal +7% di formaggi e latticini e +6,9% degli ortaggi, al +4,3% del vino e il +3,5% della frutta, passando per il +6% dell’olio d’oliva».