Tre pacchi arrivati in pochi giorni all’aeroporto di Tessera. Stesso mittente, una società di spedizioni cinese; stessa destinataria, una ragazza venticinquenne residente a Piove di Sacco nel padovano. All’interno dei farmaci, difficili da identificare visto che le confezioni e le istruzioni sono in ideogrammi cinesi. La Guardia di Finanza ha bloccato questo traffico illecito ponendo sotto sequestro 2.100 dosi che, prive di ogni controllo sanitario internazionale, potenzialmente rappresentano un pericolo per la salute di chi le assumesse.
Il fondato sospetto è che i farmaci fossero destinati al mercato clandestino, ad una vera e propria rete parallela di sanità gestita da cinesi senza scrupoli. Il rischio concreto è che persone che non accedono al sistema sanitario nazionale venissero curati di affezioni anche gravi in condizioni di assoluta mancanza di garanzie. Alcuni dei farmaci sequestrati, infatti, possono essere utilizzati per terapie esclusivamente ospedaliere di patologie gravi cardiologiche, urologiche, epatiche ed altro ancora.
In questo caso non si parla nemmeno di farmaci contraffatti: proprio la tipologia della confezione non presume nemmeno di poter essere scambiata per prodotti regolarmente in commercio nel mondo occidentale. È quindi legittima la preoccupazione che nel nostro Paese la presenza cinese stia sempre più radicando una propria rete di servizi rivolti alla propria comunità. L’azione di contrasto delle forze dell’ordine ed i sequestri che si succedono con sempre maggiore frequenza hanno il primo obiettivo di tutelare la saluta degli stessi cittadini cinesi in Italia.