Report dell’Efsa su 100.000 campioni: per Coldiretti è la dimostrazione della “qualità italiana”
L’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha analizzato capillarmente 96.302 campioni di alimenti in vendita nell’Unione Europea fornendo uno spaccato della presenza dei residui di pesticidi su frutta, verdura, cereali, latte e vino prodotti all’interno dei Paesi dell’Unione o provenienti dall’estero. I dati sono quelli del 2019, gli ultimi disponibili: può confortare sapere che il 96,1% è risultato entro i limiti di legge.
Il 56,6% era privo di tracce misurabili di pesticidi, mentre il 39,5% conteneva residui al di sotto dei limiti di legge. Ciascun Paese, oltre a quelli dell’Unione anche Norvegia e Islanda, hanno campionato e analizzato specifiche combinazioni di pesticidi per i diversi prodotti alimentari. Questi includevano mele, cavoli cappucci, lattuga, pesche, spinaci, fragole, pomodori, chicchi di avena, chicchi d’orzo, vino (rosso o bianco) , grasso suino e latte vaccino.
Commentando i dati Efsa, Coldiretti sottolinea che il dato medio italiano di residui chimici a tavola è solo dell0 0,9% e che quindi “il Made in Italy a tavola risulta molto più sicuro degli alimenti che arrivano dall’Unione Europea e di quelli provenienti da Paesi extracomunitari”. In particolare l’organizzazione agricola compara questi dati con quelli delle analisi fatte dalle autorità italiane sui prodotti maggiormente a rischio (non a campione su tutti come fatto dall’Efsa) tra quelli che arrivano da Paesi extracomunitari: il numero di prodotti agroalimentari extracomunitari con residui chimici irregolari che è stato pari al 5,6%.
“Di fronte a questi risultati – ne deduce Coldiretti – occorre avanzare nel percorso per la trasparenza sull’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta che grazie alle battaglie della Coldiretti ha raggiunto ormai i 4/5 della spesa”.
Il primato nazionale è una ragione in più per sostenere il lavoro e l’economia del territorio scegliendo prodotti Made in Italy in un momento difficile per l’emergenza Covid che ha tagliato nel 2020 del 12% i consumi alimentari degli italiani.
«È necessario – afferma il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute».