Negli Stati Uniti, lo Stop Online Piracy Act e il Protect IP Act hanno messo l’intero settore tecnologico contro la musica e le case cinematografiche: la normativa propone nuovi poteri per chiudere i siti web coinvolti nella violazione della proprietà intellettuale, come per i download illegali e la vendita di farmaci contraffatti. Realtà quali Google, Facebook e eBay (solo per citare alcune tra le più famose anche nel nostro Paese) hanno congiuntamente dichiarato la loro intenzione di fornire strumenti supplementari per combattere i siti ‘malevoli’ dedicati alla violazione del copyright o alla contraffazione, ma lamentano che la legislazione così come è stata formulata mette a rischio il cosiddetto “porto sicuro”, ovvero le protezioni concesse ai fornitori di servizi Internet dalle precedenti leggi. Proprio queste protezioni hanno invece permesso alle aziende come Google di offrire servizi di blogging e di altro tipo senza paura di azioni legali riguardo al diritto d’autore, purché vengano rimossi i contenuti che violano i diritti d’autore in caso di notifica da parte del titolare dei diritti stessi. La nuova regolamentazione costringerebbe le aziende fornitrici a monitorare costantemente i propri servizi per bloccare possibili infrazioni.
Ma il Comitato Giudiziario che sponsorizza la legge per fermare la pirateria online, sostiene che non si può parlare di censura: nessuno intende limitare la parola dei dissidenti politici o di chi si appella alla libertà religiosa, ma fermare gli affari di chi guadagna soldi attraverso attività illegali quali la truffa ed il furto.