Anche prodotti che non creano problemi per chi è affetto da celiachia vengono così pubblicizzati
Dopo la moda del ‘senza olio di palma’, ora quella del momento è ‘gluten free’ tanto che anche sull’etichetta del thé compare questa magica scritta. E questo malgrado vi sia uno specifico regolamento europeo che vieta di utilizzare questi sistemi per ingannare i consumatori. Ovvio che, qualora una persona sia effettivamente celiaca, la scritta ‘senza glutine’ è fondamentale, ma l’Istituto Superiore di Sanità, tramite il sito ISSalu, ha assolutamente dimostrato che consumare cibi senza glutine, per chi non celiaco rappresenta un rischio per la salute perché priva l’organismo di nutrienti fondamentali.
Malgrado questo, i dati Nielsen utilizzati da un’indagine dell’Associazione Italiana Celiachia (AIC) parlano di un mercato del ‘gluten free’ in Italia che sfiora i 320 milioni di euro, di cui solamente 215 sono stati spesi da pazienti veramente celiaci. Le industrie alimentari si sono lanciate nel settore producendo, ad esempio, formaggio senza glutine: ma tutti i formaggi, tranne i formaggini, sono sempre senza glutine. La scritta in etichetta è quindi fuorviante e vietata per legge.
Eppure c’è anche chi pubblicizza anche l’acqua minerale come ‘gluten free’ come se altri prodotti concorrenti potessero contenere glutine, cosa ovviamente assurda.
Il regolamento europeo 828/2014
Le informazioni sugli alimenti non dovrebbero indurre in errore suggerendo che l’alimento possiede caratteristiche particolari, quando in realtà tutti gli alimenti analoghi possiedono le stesse caratteristiche.
Il problema però rimane finché ci saranno aziende che, continuando a violare il regolamento UE, alimenteranno nei consumatori la convinzione che altre marche di quel prodotto contengano, invece, glutine visto che non scrivono “gluten free” in etichetta.