Secondo fonti comunitarie l’Unione Europea sta già preparando delle misure per ridurre lo spreco dell’acqua e lo farà puntando su docce e rubinetti più efficienti degli attuali. L’idea è quella di promuovere un’etichetta energetica certificata per aiutare i consumatori a scegliere i prodotti migliori sulla base di un sistema di garanzia uguale per tutti i produttori.
«Rubinetti e docce taglia-consumi idrici – commenta Jack Hunter di European Environmental Bureau, l’associazione che riunisce 140 organizzazioni ambientaliste europee, fra cui Legambiente – riducono molto i costi dell’acqua e del riscaldamento e si ripagano velocemente tramite bollette più magre». «I prodotti più efficienti – spiega Davide Sabbadin di Legambiente – potrebbero impiegare rompigetto o riduttori di flusso che hanno dimostrato di avere grandi potenzialità di risparmio sia per il sistema che deve distribuire e depurare meno risorse idriche, sia per il consumo domestico. E non solo in termini di uso di acqua, ma anche di energia per riscaldarla, in estate e in inverno». Per le docce la proposta è quella di inserire dei miscelatori termostatici, una tecnologia che si ripaga in un solo anno.
Risparmiare acqua ed energia si può e costa poco
Il risparmio stimato a livello europeo con nuove misure salva-acqua nell’ambito della direttiva ‘ecodesign’ si stima possa portare a benefici fino a 1,2 miliardi di euro l’anno, considerando una media di consumo pro capite in Europa fra i 100 e i 200 litri al giorno. Di questi, solo il 10-15% è l’oro blu impiegato per bere e cucinare, il 25%-30% è quello utilizzato per i servizi igienici, il 30% per lavatrici e lavastoviglie e il 30% per l’igiene personale. In Italia usiamo circa 152 metri cubi per abitante, superiore a molti Paesi come la Spagna (126), Gran Bretagna (113) e Germania (62): maglia nera la Lombardia e in particolare Monza (248 metri cubi), Lodi (234 metri cubi) e Milano (228 metri cubi).
A livello nazionale, da anni si parla di ‘reti colabrodo’, che perdono circa 1/3 di oro blu già nelle condutture. Quello che manca poi per fare il punto della situazione nei vari settori: industria, agricoltura, servizi, uso domestico. «L’Italia non fa un ‘bilancio idrico’ dal 1999 – conclude Davide Sabbadin – in compenso secondo l’Istat c’è stato un incremento dei consumi del 2,6% da allora al 2011: sarebbe utile aggiornare i dati per capire dove e come rendere il sistema più efficiente».