Non guardano le etichette, non pensano alla sostenibilità e abbandonano la ‘dieta meditteranea’ .
Due diverse ricerche smentiscono le frettolose stime che disegnavano i consumatori italiani del dopo lockdown come più attenti alla qualità e alla sostenibilità del cibo che portano in tavola.
La prima analisi è quella promossa da NielsenIQ che ha coinvolto 37mila persone, analizzando in cinque Paesi europei (Italia, Gran Bretagna, Spagna, Germania e Francia) le abitudini alimentari e come queste influenzino il comportamento d’acquisto dei consumatori. Ne risulta che solo il 36% delle famiglie italiane, durante la spesa, investe del tempo per controllare l’etichetta dei prodotti alimentari per verificarne gli ingredienti, quota inferiore a francesi e spagnoli che si rivelano i consumatori più virtuosi rispettivamente con il 42% e il 44%.
Non bastasse, appena l’11% delle famiglie italiane dichiara di mangiare secondo un determinato regime alimentare poiché più sostenibile e quindi con minor impatto sull’ambiente. Il nostro Paese chiude così la classifica europea circa l’attenzione ai temi legati alla sostenibilità.
La crisi post pandemica si riflette in generale sui consumi alimentari con un conto pesante proprio per quei prodotti che maggiormente entrerebbero nella cosiddetta ‘dieta mediterranea’: la verdura e la frutta. L’analisi dell’Osservatorio di mercato di Cso Italy testimonia che da gennaio a dicembre 2021 il consumo di verdura e frutta è diminuito del -3% rispetto all’anno precedente, fermandosi a 5,9 milioni di tonnellate con una contrazione in valore del -2%, passando da 12 Mentre la Gdo segna un +5%, passando dal 69% al 72% del mercato, i numeri sono tutti in negativo per ipermercati (-2%), discount (-1%) e piccole superfici (-33%), ma anche per i canali tradizionali (-15%), i mercati ambulanti (-14%) e i fruttivendoli (-15%).miliardi a 11,8 miliardi di euro dovuto anche a un lieve incremento del +1% del prezzo medio.
Statisticamente risulta quindi che ogni famiglia ha acquistato 229 kg di prodotti, quasi 7 kg in meno. Interessante anche che il cambiamento delle abitudini d’acquisto degli italiani che guardano sempre più verso la grande distribuzione. Mentre la Gdo segna un +5%, passando dal 69% al 72% del mercato, i numeri sono tutti in negativo per ipermercati (-2%), discount (-1%) e piccole superfici (-33%), ma anche per i canali tradizionali (-15%), i mercati ambulanti (-14%) e i fruttivendoli (-15%).