Per ridurre lo spreco di cibo, semplificare le etichette alimentari vuol dire eliminare la parola ‘preferibilmente’. A quanto pare infatti, questo termine riportato in etichetta nella formulazione “da consumarsi preferibilmente entro” può spingere i consumatori a gettare nella pattumiera cibi ancora buoni da mangiare. È comune infatti fare confusione con l’altra dicitura “da consumarsi entro”.
Da uno studio della Commissione europea risulta che degli 88 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari prodotti ogni anno nella Ue, fino al 10% sono legati alle indicazioni della data di scadenza. Dice la FAO che basterebbe nel mondo un quarto degli 1,30 miliardi di tonnellate di alimenti scaduti per sfamare 815 milioni di persone che non hanno accesso al cibo. A far seguito, il Consumer Goods Forum che riunisce 400 aziende del mondo nella vendita al dettaglio aveva lanciato la proposta per migliorare le etichette sui cibi contrassegnate facendo approvare al più presto la standardizzazione delle etichette alimentari entro il 2020. Con l’obiettivo indicato dalle Nazioni Unite di dimezzare lo spreco alimentare pro capite riducendo le perdite di cibi durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le fasi del post raccolto.
C’è un Paese in Europa che è tra i più virtuosi al mondo: è l’Italia
L’Italia è un Paese molto virtuoso nella lotta allo spreco alimentare tanto da essere considerato il quarto al mondo in una virtuale classifica di chi spreca meno. Sul fronte della distribuzione, ad esempio, un contributo positivo l’ha dato la Legge Gadda del 2016 che ha previsto sgravi fiscali a favore di chi dona cibo per fini di solidarietà.
Il prossimo passo sarà quello di educare il consumatore, con una adeguata informazione, a riconoscere da solo lo stato di conservazione di un prodotto alimentare così da poter cancellare il termine ‘preferibilmente’.