Tre studi di commercialista a Padova, uno a Verona ed uno a Vicenza erano il cuore di un raggiro che ha truffato 552 comuni di tutta Italia, 216 solo nel Veneto. La Guardia di Finanza ha accertato che i cinque studi veneti avevano messo in atto un meccanismo di falsificazione degli atti del Registro Esercenti il Commercio per immigrati che volevano aprire un bar, un ristorante un negozio. Di fatto l’inganno perpetrato ai danni dei Comuni funzionava a partire dalle scuole abilitate al rilascio dei certificati REC: moduli originali che dovevano essere rilasciati dopo due mesi di lezioni e che invece erano confezionati in poche ore firmando i fogli presenza tutti insieme e facendo un esame per il quale già si conoscevano le risposte.
I commercialisti veneti erano coloro che tenevano da un lato i contati con i ‘caporali’ che trovavano gli immigrati che volevano aprire un esercizio in Italia, e dall’altro con le scuole disposte a produrre gli atti fasulli. A quanto pare l’intera operazione veniva a costare all’immigrato attorno ai 1.800 euro. Già 200 bar aperti con questo meccanismo sono stati chiusi, ma sono altri 2.000 gli esercizi che sono sotto la lente di ingrandimento della Guardia di Finanza.
“Questa complessa operazione – sottolinea il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia – costituisce uno dei più rilevanti colpi messi a segno nella lotta quotidiana contro una criminalità sempre più aggressiva e organizzata. Un successo per il quale mi complimento con la Guardia di Finanza di Padova e del Veneto e con la Procura che ha coordinato le indagini e del quale andiamo particolarmente fieri, perché ottenuto anche con la collaborazione della Regione attraverso l’assessorato alla formazione e lavoro, che abbiamo dato e che continueremo a dare in futuro in ogni occasione possibile”.