L’energia, il Pet, i trasporti: c’è il rischio che i rincari mettano ‘fuori mercato’ le aziende .
I prezzi delle bottiglie d’acqua potrebbero aumentare se i rincari legati alle materie prime necessarie all’imbottigliamento e all’energia dovessero continuare, con il rischio, concreto, che alcune delle 300 etichette italiane possano uscire dal mercato.
A lanciare l’allarme è Ettore Fortuna, vicepresidente di Mineracqua, la Federazione che all’interno di Confindustria riunisce il 70% del mercato italiano di acqua minerale, per un giro d’affari totale pari a 2,9 miliardi di euro.
«Siamo preoccupati per i costi di produzione – spiega Fortuna – Tutto è rincarato in maniera insostenibile, a partire dal gas metano, aumentato del 417%. Anche il Pet utilizzato per bottiglie ha subito un aumento del 92%, così come la carta, il legno per i pallet, i trasporti. Non solo siamo di fronte a costi enormi ma anche di fronte alla circostanza che queste materie prime non siano più di larga disponibilità».
L’Italia, insieme a Francia e Germania, è tra i primi Paesi produttori di acqua minerale naturale. In una ricerca sulle abitudini di consumo degli italiani, il Censis rileva che 9 italiani su 10 bevono acqua minerale e 8 su 10 ne consuma più di mezzo litro al giorno. In media una famiglia spende tra i 110 e i 230 euro l’anno per l’acqua minerale.
Ma le preoccupazioni della Federazione riguardano anche gli investimenti in atto e quelli legati alla sostenibilità: «Stiamo continuando a investire in sostenibilità e questi investimenti sono difficili da poter realizzare – spiega Fortuna – perché la situazione finanziaria delle nostre imprese è quella che è.
Al Governo abbiamo avanzato la richiesta di ridurre l’Iva: la nostra, al 22%, è abnorme rispetto all’Europa. In Francia è al 5,5% e se si riducesse già al 10% sarebbe un beneficio per il consumatore e darebbe ossigeno a produttori e grossisti».