Il settore potrebbe subire un crollo a due cifre percentuali e c’è anche il pericolo NutriScore .
«La sugar tax è basata su un principio discriminatorio in quanto parte dall’assunto che esistano cibi salubri e cibi insalubri che per questo andrebbero tassati»: la ha detto Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, intervenendo al convegno che Assobibe, l’associazione nazionale di categoria che, nel sistema Confindustria, rappresenta le imprese che producono e vendono bevande analcoliche, ha proposto nell’ambito dell’edizione 2021 di Cibus a Parma.
Ad avviare il dibattito, la presentazione dello studio realizzato da Nomisma su: “Il settore delle bevande analcoliche in Italia nell’era post covid”. Vi si legge che l’addizione di una “sugar tax” potrebbe mettere a rischio circa 5 milioni di posti di lavoro e che il crollo di fatturato rispetto al 2019 potrebbe attestarsi intorno ai 180 milioni per salire addirittura a 344 nel 2023.
Il calo dei volumi arriverebbe al -16% e la riduzione degli approvvigionamenti potrebbe toccare quota 250 milioni di euro a fronte di un aumento della fiscalità del +28%. Secondo Nomisma i consumi di soft drink si potrebbero diminuire di un – 17% sul canale domestico e di un -9% nell’out of home.
Altro allarme per le bibite, quello legato all’adozione europea del NutriScore, l’etichetta a semaforo ‘alla francese’, un sistema di classificazione troppo semplicistico degli alimenti, teso a ‘criminalizzare’ specifiche voci come calorie, sodio, zuccheri e grassi saturi contenuti in 100 grammi di prodotto.
«Non esistono cibi buoni o cattivi, ma solo diete e stili di vita equilibrati e non equilibrati» ha ribadito Vacondio.
Gli ha fatto eco il Ministro alle politiche agricole, Stefano Patuanelli che sempre a Parma è intervenuto al convegno “L’informazione nutrizionale in Europa fra rischi e opportunità”, organizzato da Confagricoltura spiegando che la ‘battaglia’ italiana contro il NutriScore non sia ancora vinta, ma si è anche detto «certo che la vinceremo».