Universalmente conosciuto il valore dei componenti nutraceutici nella prevenzione delle malattie
Quella che Eva morse era probabilmente una mela italiana!
L’Italia è, infatti, leader mondiale nella produzione di mele con una metà del prodotto nazionale, pari a circa 20/23 milioni di quintali, che viene esportato in tutto il mondo.
Le regioni settentrionali, in particolare quelle dell’arco Alpino, producono il 70 % delle mele nazionali: in Piemonte le province di Cuneo e Torino con 80/90.000 ton. l’anno, in Lombardia la Valtellina con 40/50.000 ton, in Trentino la zona principale è la “Val di Non” con 450/500.000 ton e in Alto Adige la Val Venosta dove si producono 800/900.000 ton di mele.
Complessivamente, quasi la metà delle mele italiane è esportata in Europa, con la Germania al primo posto come Paese di destinazione. Ma molto forti sono anche le spedizioni verso l’Egitto e nell’area Oriente dell’Asia. Nel corso di un recente incontro promosso dall’Accademia Nazionale di Agricoltura, è stato sottolineato come, alle tante varietà che sono ormai ben note ed affermate nel mondo per le loro doti di salubrità, basso impatto ambientale, lotta biologica e lotta integrata, i genetisti siano comunque alla ricerca di nuove varietà, per accontentare i diversi gusti dei consumatori e offrire agli agricoltori varietà sempre più resistenti alle malattie, diminuendo significativamente il numero dei trattamenti con gli agrofarmaci.
Non è solo un detto popolare quello che “una mela al giorno, toglie in medico di torno”: anche gli specialisti intervenuti all’incontro dell’Accademia nazionale di Agricoltura hanno confermato che la mela contiene un’ampia varietà di componenti nutraceutici, tra cui l’acido idrossicinnamico, la floretina, le antocianine e soprattutto la quercetina. Quest’ultima molecola, presenta un’elevatissima attività antiossidante ed è stata ampiamente studiata per quanto riguarda il suo ruolo cardioprotettivo, neuroprotettivo e, soprattutto, chemiopreventivo, vale a dire la sua capacità di inibire l’insorgenza o ritardare la progressione di un tumore.