Approvato il decreto che tutela i piccoli fornitori contro le grandi catene “che fanno i prezzi”
Appena in tempo: il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo che recepisce nell’ordinamento italiano la direttiva UE del Parlamento europeo e del Consiglio, in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare.
Lo ha fatto proprio mentre la Commissione europea stava inoltrando la lettera che contestava al nostro Paese l’infrazione per non aver recepito la direttiva adottata il 17 aprile 2019, con la quale la UE intendeva garantire la protezione di tutti gli agricoltori europei, nonché dei fornitori di piccole e medie dimensioni, contro 16 pratiche commerciali sleali da parte di grandi acquirenti nella filiera della catena alimentare.
Il Consiglio dei Ministri scongiura così che vi siano sanzioni per l’Italia e recepisce nell’ordinamento italiano le norme finalizzate a razionalizzare e rafforzare il quadro giuridico vigente, nella direzione della maggiore tutela dei piccoli fornitori e operatori della filiera agricola ed alimentare contro lo strapotere delle grandi catene distributive.
La direttiva introduce il livello minimo di tutela comune a tutta l’Unione europea e comprende un elenco di pratiche commerciali sleali vietate ed un elenco di pratiche che saranno autorizzate solo se concordate in termini chiari ed univoci al momento della formalizzazione dell’accordo di fornitura.
In questo quadro, il decreto legislativo indica l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) quale autorità nazionale deputata a vigilare l’applicazione delle disposizioni che disciplinano le relazioni commerciali, i divieti stabiliti dalla direttiva e le relative sanzioni. Dovrà inoltre collaborare con le Autorità di contrasto degli altri Stati membri Ue e con la Commissione europea, anche al fine della reciproca assistenza nelle indagini che presentano una dimensione transfrontaliera.
L’Italia si allinea ora a Bulgaria, Croazia, Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Slovacchia e Svezia hanno notificato alla Commissione di aver adottato tutte le misure necessarie per il recepimento della direttiva. Francia e Estonia hanno informato che la loro legislazione recepisce solo parzialmente la direttiva.