La maggior parte delle aziende è di piccole dimensioni e sta esaurendo le risorse per resistere .
Il mondo del biologico è in ginocchio a causa dell’impatto della pandemia da Covid19: oltre la metà delle aziende del settore può “reggere” al massimo per altri tre mesi se continua così. L’allerta arriva da un’analisi sviluppata dalle tre maggiori organizzazioni del comparto, Aiab, FederBio e Assobiodinamica, a partire da una proposta della Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica (FIRAB).
Hanno partecipato al sondaggio quasi 400 produttori biologici, per tutta la durata del lockdown. Dai primi dati, risulta che il 73% delle aziende bio è stato investito dalla crisi legata alla pandemia e, in termini di liquidità, per il 65% la tenuta economica è al massimo di tre mesi. Solo le aziende più grandi, o quelle che ha potuto variare in corsa il proprio business, sembrano avere la possibilità di “resistere” un po’ più a lungo.
Questo perché per le più piccole il fatto di doversi recare dal produttore per la vendita diretta o di mancare luoghi di socialità come ristoranti e locali ad hoc è stato un vincolo drammatico. Ha giocato un ruolo significativo anche l’impedimento di tenere mercatini e fiere in diverse Regioni, “vetrine” fondamentali per il 24% degli intervistati.
Tra le aziende che hanno stimato di poter resistere ancora un anno, poco meno del 10% del campione, ci sono quelle che hanno registrato un aumento delle richieste on line e della consegna a domicilio.
In questo quadro le associazioni di categoria del biologico sollevano delle proposte per evitare la catastrofe e chiedono che venga snellita la procedura burocratica per garantire la fruizione dei fondi messi a disposizione per l’uscita dall’emergenza economica e sociale.
E concludono: “Si renda immediatamente efficace l’erogazione di risorse della Politica agricola comunitaria (PAC) e del Programma di sviluppo rurale (PSR) già a bilancio, che non derivano da prestiti o debiti per Stato o Regioni”.